«Gradisce qualcosa da bere» – «Un bicchiere d’acqua, senza plastica possibilmente»

L’oceano non è solo una massa d’acqua in perenne movimento, ma qualcosa di vivo, un genitore pieno di buon senso e di infinita bellezza – Sergio Bambarén, Il delfino, 1995

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Origini, diffusione e prevenzione delle microplastiche, un “inquinante emergente” per la prima volta incluso nella nuova Direttiva UE in materia di acqua da bere.

C’è un nemico silenzioso che vive accanto a noi. Oggi si celebra la giornata mondiale degli oceani e, purtroppo, non possiamo soltanto meravigliarci della sua bellezza. Non dobbiamo dimenticare che gli oceani sono fondamentali per la nostra sopravvivenza, sia come fonte di cibo che per la regolazione della temperatura terrestre. Eppure, queste distese d’acqua così spettacolari ed essenziali per la vita sono oggi pericolosamente minacciate dall’ingente quantità di plastica che imperversa nei mari di tutto il mondo. Le risorse idriche, infatti, sono in assoluto le più colpite dall’inquinamento da plastica: delle 8 milioni di tonnellate di rifiuti che ogni anno si riversano in mare, il 75% è costituito proprio da questo materiale.

Il pericolo più grande è rappresentato dalle microplastiche, minuscoli frammenti di plastica le cui dimensioni vanno da un millimetro fino a pochi micron. Studi recenti dimostrano che si trovano ormai ovunque, dagli oceani all’aria e alle rocce, fino al cibo e all’acqua che beviamo

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Il grande problema è che anche l’acqua in bottiglia non ne è esente e ormai le campagne di sensibilizzazione su questo tema hanno generato una forte consapevolezza: secondo una ricerca condotta da Culligan, azienda di riferimento nel settore del trattamento acqua, il 47% degli italiani è cosciente del fatto che le acque minerali possono contenere microplastiche

Ma quanta plastica c’è nell’acqua in bottiglia? Da un recente studio emerge che il 93% delle bottiglie di acqua in plastica risulta contaminato da microplastiche di diversa natura. Ad esempio, il polipropilene, utilizzato per realizzare tappi di plastica, è il materiale più presente nei campioni analizzati, seguito dal nylon. Anche nell’acqua di rete è stata rilevata presenza di microplastiche. Un’indagine effettuata su scala mondiale ha mostrato nell’81% dei campioni analizzati la presenza media di 5,45 particelle/litro. Nella maggior parte dei casi, si tratta di fibre sottilissime di lunghezza compresa tra 0,1 e 5 mm4. 

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È da considerare che esistono significative differenze a seconda dei diversi territori. Puntando una lente di ingrandimento sulle acque di rete italiane, una ricerca condotta nel 2020 in collaborazione con i gestori dei servizi idrici delle città di Milano, Brescia e Torino ha evidenziato che nell’acqua di falda da cui attingono questi acquedotti la presenza di residui di microplastica è assente o limitata a pochissime particelle

In generale, paragonando i risultati ottenuti nei Paesi più industrializzati con quelli registrati nelle aree in via di sviluppo, si scopre curiosamente che i primi sembrano avere maggiore densità di microplastiche nelle acque di rete rispetto ai secondi, nonostante siano in possesso di migliori infrastrutture idriche.

Da dove arrivano questi frammenti di plastica?

Il primo passo è suddividere le microplastiche in due categorie principali: primarie e secondarie.

Le prime sono rilasciate nell’ambiente direttamente in forma di piccole particelle e derivano soprattutto dal lavaggio di capi sintetici, dall’abrasione degli pneumatici e dai cosmetici (come gli scrub). Questa tipologia di microplastica rappresenta circa il 15/30% della totalità di frammenti presenti negli oceani. La stragrande maggioranza di particelle nei mari (68-81%), infatti, deriva da oggetti di plastica più grandi, come bottigliebuste o reti da pesca (le cosiddette microplastiche secondarie). Al momento sono in corso studi e ricerche mirati a fare luce sulle ripercussioni per la salute umana derivanti dall’ingestione di microplastiche. 

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Proprio gli interrogativi associati agli effetti delle microplastiche sulla salute hanno motivato una crescente preoccupazione per questi cosiddetti “contaminanti emergenti” anche da parte delle istituzioni. Da qui la scelta dell’Unione Europea di inserire le microplastiche tra gli elementi normati dalla nuova Direttiva Europea in materia di acqua potabile, in vigore da gennaio 2021. 

Ma cosa cambierà per i cittadini europei con la nuova Direttiva UE 2020/2184 sull’acqua potabile?

Tra gli aspetti più innovativi della nuova Direttiva, le modifiche ai valori limite dei parametri di qualità dell’acqua potabile e l’introduzione di nuove sostanze precedentemente non tracciate, come i Pfas, gli interferenti endocrini e le microplastiche, conosciuti come inquinanti emergenti.

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La nuova Direttiva prevede, inoltre, un approccio al monitoraggio dell’acqua basato sul rischio in tutta la catena di approvvigionamento dell’acqua, incluso il tratto domestico che prima non era contemplato, fissando dei limiti in particolare per legionella e piombo, fonte di contaminazione per le tubature. Un vero e proprio salto di qualità, se si considera che i criteri di protezione datati più di un ventennio si fondavano sul controllo di un set molto limitato di parametri, reso possibile dalle più recenti conoscenze in campo sanitario e ambientale. 

La Direttiva UE 2020/2184 rappresenta una svolta decisiva e presenta sostanziali novità ad ampio spettro, a partire dall’introduzione di nuovi parametri legati ai cosiddetti ‘inquinanti emergenti’, per i quali esiste un’attenzione crescente relativamente agli effetti sulla salute umana” – Giorgio Temporelli, esperto in igiene, normativa e tecnologie per il trattamento delle acque.

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Se il problema delle microplastiche nell’acqua da bere è destinato ad attirare sempre più l’attenzione di legislatori e gestori di servizi idrici, è possibile intervenire anche a livello domestico per eliminare totalmente la presenza dei microinquinanti.

Sistemi di filtrazione avanzati, dall’Ultrafiltrazione fino all’Osmosi Inversa,come quelli realizzati da Culligan – da sempre impegnata nella sensibilizzazione verso consumi d’acqua più sicuri, consapevoli ed ecosostenibili e nella progettazione di impianti di trattamento all’avanguardia – sono in grado di eliminare dall’acqua la quasi totalità delle sostanze in essa presenti – sia sospese che disciolte -compresi pesticidi, ormoni, composti chimici e particelle inquinanti più infinitesimali, come le microplastiche.

La mia esperienza

Proprio in questi giorni ho installato a casa un depuratore AC SLIM di Culligan, la miglior soluzione di punta per la depurazione dell’acqua domestica che utilizza proprio la tecnologia dell’Osmosi Inversa, producendo in un click un’acqua paragonabile alle migliori acque minerali in vendita, ovvero con un bassissimo residuo fisso. Si tratta di un oggetto dal design molto curato che può essere comodamente nel vano sotto zoccolo della cucina o, come nel mio caso, nel cassettone sotto il lavello ed è anche particolarmente silenzioso.

Prossimamente vi racconterò la mia esperienza con questo strumento, ma già oggi il cambio è radicale: vantaggi organolettici, ovvero l’acqua è leggera, insapore e inodore, più esalta le qualità del cibo; vantaggi estetici, limpidezza e trasparenza dell’acqua trattata garantiscono risultati eccellenti in cucina, anche da un punto di vista squisitamente estetico; vantaggi tecnici ed economici, è infatti possibile avere un risparmio energetico, economico e pratico.

Culligan significa sostenibilità, rispetto per l’ambiente, ma anche design e tecnologia. Infatti, accanto al depuratore AC SLIM ho installato anche il dispositivo “Click & Drink” una grande innovazione tecnologica che permette di erogare l’acqua affinata Culligan direttamente dal rubinetto di casa, senza necessità di sostituirlo o di installare un secondo rubinetto dedicato per l’acqua microfiltrata e osmotizzata. Funziona tramite alimentazione a batterie ed è connesso tramite tecnologia wireless, in modo da poterlo posizionare in qualsiasi punto sul piano della cucina.

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Il consiglio che mi sento di dare, dopo aver provato in prima persona i vantaggi di un depuratore per l’acqua domestica, è quello di provarlo. Cliccando qui è possibile testare gratuitamente per 15 giorni un depuratore a osmosi Culligan.